12 settembre 2019
Questa storia nasce da un diario.
Il diario di un pilota che, a bordo del suo Spitfire, il 3 luglio del ’44 viene colpito dalla contraerea germanica al ritorno da una missione.
Lo scenario storico è chiaro: siamo sul fronte italiano, durante l’ultimo scorcio della Seconda guerra mondiale. La ritirata della Wehrmacht si è fermata sui crinali appenninici dell’Italia centrale, dalle Alpi Apuane alle colline del Foglia, dove i tedeschi hanno costruito una poderosa linea difensiva che divide l’Italia in due. Costituita da innumerevoli bunker, casematte, trincee, (molte delle quali tutt’ora visibili), la Linea Gotica rappresenta per i nazifascisti l’ultimo baluardo per fermare o almeno rallentare l’avanzata della preponderante forza militare anglo-americana prima che questa dilaghi nella pianura Padana.
Anche i luoghi sono ben definiti: dalla base aeronautica di Orvieto partono continuamente incursioni aeree alleate oltre la Linea, verso Rimini e Bologna, per fiaccare i rifornimenti alle truppe tedesche arroccate in montagna.

Hinton Brown è un pilota sudafricano, e fa parte di una squadriglia scelta agli ordini dell’esercito britannico. Al ritorno dalla sua missione di tiro su alcuni convogli nemici, viene colpito dalla contraerea tedesca, attestata proprio sulle nostre montagne. Non ha altra scelta che lanciarsi col paracadute, e tocca terra maldestramente, tanto che la caviglia gli darà problemi per alcuni giorni. Ma… visti i paracadute dell’epoca può comunque dirsi fortunato! Atterra in un terreno aperto, nelle campagne attorno a Sant’Agata Feltria. Lontano, dunque, dal territorio passato sotto il controllo degli Alleati, ed anzi in una zona strategica per i tedeschi, molto ben presidiata.
I contadini e i partigiani del posto lo vedono scendere, lo soccorrono e lo portano al sicuro nella frazione di Monteriolo, da cui inizia un “cammino” di circa un mese attraverso la Linea Gotica, che lo porterà a ricongiungersi con i commilitoni, giunti ormai dalle parti di Anghiari.
Le sue guide gli faranno attraversare sapientemente le montagne, evitando i nemici e le spie e trovandogli ospitalità in casolari e canoniche. Il suo itinerario tocca molte località: Donicilio, Tavolicci, Pereto, Castelpriore, Fragheto, Casteldelci, l’Alpe della Luna, Val di Canali, il Condotto, Montagna. Fino al Tevere.
Ma… l’Alpe della Luna? Dov’è passato di preciso?

E qui, ai giorni nostri, assume un suo piccolo ruolo nella storia anche il Parco Storico della Linea Gotica di Badia Tedalda.
Alberto Merendi, giornalista e scrittore (scrive per il “Corriere di Romagna”), entra in possesso del diario del pilota, ritrovato per caso in soffitta anni prima dal figlio Chris; lo traduce e vi rinviene descrizioni precise di alcune località, ma piuttosto vaghe quando il viaggio del sudafricano giunge ad attraversare le nostre montagne. Descrizioni generiche, annotate dopo spostamenti frettolosi e guardinghi. Spesso notturni.
Ed è proprio per questo che Alberto ci contatta: vorrebbe riempire il vuoto tra Casteldelci e il Tevere. Così succede che ci incontriamo in piazza a Badia Tedalda, una tarda mattinata d’estate. Al Bar dei Tedaldi, più precisamente, dove, finite le birre, noi stendiamo sul tavolo le nostre mappe al 25.000 mentre lui apre il suo taccuino dove ha annotato i brani del diario in questione.

Leggiamo e rileggiamo con attenzione: le indicazioni in effetti sono poche. Ma alcune, a rifletterci bene, sono di importanza fondamentale: la discesa al Marecchia, l’accampamento di soldati slovacchi, le postazioni tedesche sul primo valico, il casolare sotto l’Alpe della Luna dove sosta due giorni prima di valicare definitivamente “sul sentiero di persone che facevano commerci tra i due versanti dell’Appennino“.
E dunque, dov’è passato Hinton Brown?
Con buona approssimazione possiamo affermare che da Casteldelci ha sfiorato il Monte Loggio, è sceso al Marecchia vicino a Gattara, è risalito verso Ponte Presale dov’erano accampati gli slovacchi, poi sul “Sentiero dei Contrabbandieri” verso Piscina Nera ed il valico di Montelabreve, dove ancora sono visibili le postazioni tedesche.
Quindi, seguendo il tratto in comune tra Sentiero dei Contrabbandieri e Via Romea (da poco nuovamente percorribile) si è diretto verso lo Sbocco del Bucine.

Sostando due giorni a Gorgoscura? O a case Breccia? O ai Pianeri?
Questo di preciso non lo sappiamo, ma sappiamo che il crinale compreso tra il Passo di Viamaggio e il Monte Maggiore era fortemente presidiato dai tedeschi; non a caso sono ancora tanti i resti delle postazioni di tiro e di ricovero che si sono conservate. E chi aveva provato a passare di lì era stato intercettato e respinto, compreso un pilota inglese che si aggregherà poi al sudafricano.
Non resta quindi che accreditare quel passo che, non a caso, era percorso anche dai contrabbandieri di sale e tabacco, e che, una volta valicato il crinale principale, scende proprio verso i poderi citati da Brown: Val di Canale, il Condotto, Spinella e Montagna.
E’ fatta. Alberto Merendi propone a Chris di tornare in Italia (dove era già stato), e lui organizza un vero e proprio pellegrinaggio sui sentieri della memoria per i primi giorni di settembre. Direttamente dal Sudafrica, dall’Australia e dall’Inghilterra, in memoria “dell’eroe di famiglia” si danno convegno a Sarsina tre figli e tre nipoti di Hinton Brown.

E’ così che abbiamo avuto l’onore di percorrere, insieme a tutti loro, i sentieri della Linea Gotica, di osservare le postazioni tedesche, temute e sfiorate da chi cercava la libertà, fino a vedere il valico che aprì la via del ritorno al pilota volontario Hinton Brown del 1° squadrone della South Africa Air Force.
Tra le tante storie orali raccolte su questo “viaggio”, ci piace ricordare il principio e la fine.
Il paracadute del pilota restò sul campo diversi giorni perché nessuno, per paura di ritorsioni dei nazifascisti, aveva il coraggio di portarselo a casa. Ma alla fine sparì e Chris Brown ha avuto il piacere di abbracciare la contadina che per tanti anni ha indossato la sottoveste confezionata dalla sua mamma con la preziosa seta del paracadute.
E infine, gli sfollati nel casolare di Val di Canale: due settimane dopo la partenza del pilota verso il Tevere, vedono arrivare un aereo da caccia inglese che, sorvola più volte la casa e fa oscillare le ali prima di sparire oltre l’Alpe. Wing wave, il saluto-ringraziamento dei piloti in volo! Di lì a breve atterrerà un piccolo paracadute con una cassa piena di riconoscenza, cioccolata e sigarette.
Andrea Meschini e Doriano Pela