La “Avenida 9 de Julio” per la Valtiberina

BADIA TEDALDA e SESTINO: la strada più grande per lo sviluppo turistico in Valtiberina

Leggere in anteprima l’articolo di Franco Ciavattini è stato per me una grande fonte di riflessione, entusiasmante e allo stesso tempo frustrante per il tempo perduto.  

Pensare che già nel 1967 a Badia Tedalda si parlava di valorizzazione turistica del territorio e delle aree interne, argomento presente oggi su tutti i tavoli della politica, la dice lunga sulla visione aperta e lungimirante di chi già intravedeva una strada da seguire per fermare lo spopolamento dell’appennino dettato dalle esigenze economiche ma anche da una visione culturale che vedeva nella trasformazione industriale della società, una vita più agiata rispetto a quella contadina. Il flusso continuo verso le grandi città industriali, la costa o altre nazioni, ancora oggi sembra inarrestabile: Badia Tedalda nel 1911 aveva 3.736 abitanti, 2.718 nel 1961 e 1.091 nel 2011 (ISTAT).

Fu straordinario organizzare proprio a Badia Tedalda quel 3 giugno 1967 il Convegno che portò alla formazione del “Consorzio per la Valorizzazione dell’entroterra marecchiese” per due motivi: il primo è per la presenza delle autorità quali il Ministro del Turismo, i Presidenti degli enti del turismo della riviera romagnola e marchigiana e le amministrazioni provinciali e comunali; secondo motivo, sul quale mi soffermerei di più, fu che questo incontro venne fatto nel comune più piccolo coinvolto nel progetto. 

Questa volontà di includere e partire dal più piccolo, dal più periferico, da quello che aveva meno voce in capitolo davanti alle colossali EPT della Romagna in pieno boom turistico, è stata la molla, unita al mio ottimismo, che mi fa pensare che anche se di treni ne abbiamo persi tanti siamo ancora in tempo di prendere il prossimo.

Se mi soffermo sull’attivismo della Proloco e dell’Amministrazione Comunale posso dire, oggi come allora, che la visione lungimirante non è venuta meno, sebbene i tempi siano diversi e più che di investimenti, si parli di tagli e che i piccoli Comuni abbiano supporti non proporzionati al loro svantaggio di essere periferici e i finanziamenti a loro destinati siano inversamente proporzionali alle reali esigenze.

Il 1 luglio 2014, a Badia Tedalda si è tenuto il primo incontro che ha coinvolto oltre ai referenti regionali dell’Emilia Romagna, la Provincia di Rimini, i comuni della Valmarecchia, le autorità di bacino e i consorzi di bonifica che hanno portato dopo una serie di incontri durati 2 anni alla stesura nel 2016 del CONTRATTO DI FIUME MARECCHIA. 

Pur non riuscendo a far diventare questo progetto interregionale e non rientrando nel GAL Riminese e nel Piano di Azione sull‘Energia Sostenibile, Badia può essere soddisfatta di essere stata inserita a pieno titolo nel progetto Turistico dell’entroterra riminese anche se si potrebbe dire in qualità di Ministro senza Portafoglio perché non supportata da paritetiche istituzioni regionali toscane. 

Uno dei progetti legati al turismo attivo ormai esecutivo e realizzato su tutto il tracciato romagnolo, riguarda la ciclovia marecchiese “Bike Marecchia” che dovrebbe unire Rimini alle sorgenti del Marecchia presso Pratieghi creando la connessione con le Ciclovie europee di EuroVelo e le reti di Bicitalia. Chi fa Bike ne conosce le potenzialità attrattive.

Ancora una volta posso dire che a Badia la volontà di includere e fare squadra c’è e che la percentuale di persone che hanno voglia di fare, in proporzione alla densità della popolazione, qui è molto alta.  Amministrazione e Proloco sono costantemente attenti a cogliere ogni opportunità ma se questo poi non si traduce in gioco di squadra con il resto dei comuni della Valtiberina rischiano di vedere dissolversi nel nulla o in poco gli sforzi e le buone iniziative.

Purtroppo Badia Tedalda e Sestino vengono visti sempre troppo periferici dal fondovalle quando invece dovrebbero essere proprio questi due territori la porta principale per accedere in Valtiberina dalla Romagna e dalle Marche.

Un motivo è di buon senso perché è innegabile che è più semplice e meno dispendioso contattare un potenziale turista dalla costa romagnola piuttosto che intercettarlo facendo campagne pubblicitarie internazionali o fiere (quando erano possibili). 

Un altro motivo è pratico e, anche se può sembrare un controsenso, fregiarsi del brand Tuscany, per l’enorme concorrenza di offerta consolidata di altre città d’arte e comprensori più noti, ci lascia di fatto una fetta piccolissima della “torta” turistica regionale. 

 E’ innegabile che nell’immaginario collettivo quando si pensa alla Toscana i molti fantastichino su città d’arte e paesaggi diversi dalla Valtiberina.

Dai dati regionali del 2019 emerge che la Valtiberina, con le sue 124.000 presenze, riesce ad attirare solo lo 0,26% del turista che visita la Toscana e si trova in 27° posizione su 28 nella classifica delle aree “più attrattive” per presenza. Dopo di noi solo la Lunigiana, che è ultima con poco meno di 20.000 presenze. Fanno meglio della Valtiberina anche la Garfagnana, il Casentino e l’Amiata.

Allora perché strategicamente non facciamo del nostro punto debole un punto di forza? 

Essere periferici geograficamente in Toscana potrebbe consentirci di dare un “tuscany experience” a chi sceglie di fare turismo nelle confinanti Romagna, Marche ed Umbria. Attirare, includere, fare squadra con altre realtà territoriali specialmente là dove l’offerta di uno va a completare l’offerta dell’altro non può che essere estremamente vantaggioso.

Presenze turistiche in Toscana nel 2019. Fonte: ISTAT Regione Toscana

Solo nella provincia di Rimini nel 2019 ci sono state oltre 16.000.000 di presenze (dati Unioncamere Emilia Romagna), nella provincia di Pesaro-Urbino più di 3.000.000 con la città di Urbino a 610.000 (dati Regione Marche), più di Arezzo che nello stesso periodo ne ha avuti  479.000. Solo due esempi, con numeri alla mano, per mettere in luce le potenzialità che ci sono a poche decine di chilometri se finalmente iniziassimo a pensare in maniera grande ad un vero progetto di sviluppo turistico del nostro comprensorio: “Think globally, act locally”.

Questo vuol dire per esempio che nel fondovalle sarebbe opportuno soffermarsi a riflettere sul fatto che  può essere più attrattivo promuovere la Valtiberina al turista della regione vicina piuttosto che al turista già in regione.  Ovvero accettare che non sempre la via di comunicazione principale (E45) coincida con la via turistica principale e che, nella loro condizione periferica, di fatto Badia Tedalda e Sestino sono le vie principali per fare incoming tourism per la loro posizione strategica a ridosso della costiera adriatica e di città d’arte legate alla storia e alla natura della nostra Valle (Piero  della Francesca, S. Francesco, Tonino Guerra, l’Alpe della Luna, il Sasso di Simone e Simoncello, solo per fare qualche esempio).

Se non facciamo nostra  questa visione faremo sempre i conti con le “briciole” e vivremo di luce riflessa e nella “Toscana  turistica” saremo sempre la periferia perché anche la Valtiberina turisticamente è la periferia di Arezzo (l’ultima delle sue quattro valli), ed  Arezzo a sua volta è la periferia della Toscana (18^ nel 2019) dopo le blasonate Firenze, Siena, Chianti, Val d’Orcia, Maremma, Isola d’Elba etc etc.

Istogramma delle presenze turistiche nel 2019. Fonte: ISTAT Regioni Marche, Toscana ed Emilia-Romagna e Unioncamere

Queste osservazioni non vogliono essere di critica ma lo spunto per una riflessione più profonda.

Chi scrive ritiene la propria terra di origine la più bella del mondo ma si pone la domanda di come, in un libero mercato, si possa renderla attrattiva a chi non la conosce. Nell’ampia offerta turistica globale, è necessario agire sul processo decisionale della scelta della destinazione dotandosi di strumenti di marketing e indirizzare la comunicazione ad un chiaro target di riferimento. Non basta invitare 4 turist blogger con la solita mentalità fondovalle-centrica per essere attrattivi e “moderni” (settembre 2020 a Sansepolcro – Anghiari – Monterchi).

Toscana, natura, arte, storia, turismo attivo, gastronomia e terra di confine, dal mio punto di vista sono le nostre milestone. Non sufficienti singolarmente e nemmeno nel loro insieme se non si riesce a creare un originale mix and match.  

Nel 1967, nel 2014  e tuttora, la Proloco e l’Amministrazione badiale si sono sempre prodigate in questa direzione, il 21 gennaio 2020 ancora una volta nel Teatro di Novafeltria il Sindaco Santucci e il Presidente della Pro Loco Piegai hanno rinsaldato i ponti con la Romagna per evidenziargli l’opportunità di dare uno sbocco viario ad est verso il mare a tutta la Valtiberina e viceversa. 

Un po’ come nell’orto dell’Eliseo del Ranco (Tonino Guerra “L’ orto d’Eliseo”, Maggioli Editori 1989) la battaglia tra il vecchio e la talpa non si quieta e in questo estremo lembo di Toscana non si è saggi come Priamo ma, come Ulisse, non ci rassegniamo.

Luca Gori

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