Poggio o Monte Macchione, è la parte terminale di un promontorio di crinale che discende dal Monte Verde, ad est di Pieve Santo Stefano, lungo l’attuale Viamaggio.
Il sito offre numerosi dubbi interpretativi anche a causa del silenzio documentale ma è sicuramente interessante spunto per attente riflessioni. Il rilievo calcareo si trova lungo il fondamentale itinerario per la Romagna, nella sua più recente sistemazione del resto non dissimile, in quella zona, dal tracciato della Via Granducale concretamente evidenziata, da ultimo, da Massimo Gugnoni e prima ancora da Bertini e Potito nel 1984. Tale contesto di viabilità antica o recente che, comunque, ricalca tratti di quella consolidatasi nei secoli, sia per il Passo di Viamaggio, per la sottostante valle del Tevere o per il Passo dello Spugnolo verso nord-est, accresce l’importanza del luogo e l’elezione dello stesso a postazione militare tedesca, durante l’ultimo conflitto mondiale, quale anello di una sezione della linea gotica. Di questa fase non mancano evidenti tracce nel terreno che dovettero sfruttare preesistenze. Similmente ad altre realtà, ad esempio il caso della fortificazione di Cocchiola, siti dalle qualificate caratteristiche geomorfologiche idonee alla difesa e sorveglianza del territorio, sono divenute, in molti casi, sedi di seconda occupazione militare, specialmente durante la Seconda Guerra Mondiale e dunque postazioni predilette dalle armate tedesche per l’installazione di postazioni sfruttando lacerti più antichi. Ciò non può che sottolineare l’importanza bellica o “strategica” del sito. Questo è anche il caso del Monte Macchione, come hanno potuto attestare gli amici del Parco Storico della Linea Gotica di Badia Tedalda ove hanno messo in luce postazioni di tiro per fucilieri e mitraglieri.

Tuttavia la cima del Macchione è stata verosimilmente interessata, nel periodo medioevale, da strutture difensive in muratura di cui rimangono lacerti, realizzati in pietra spaccata e legata con calce molto chiara e disposti anche a filaretto, nell’area di nord-est. Tracce di intervento artificiale, di incerta attribuzione, sono inoltre individuabili nella realizzazione di un fosso, o limite difensivo, ampio alcuni metri che parzialmente circonda la cima verso sud-ovest da dove l’accesso è più agibile. La sommità del rilievo, meno di un centinaio di metri dal significativo toponimo, loc. Biforca da cui si stacca la direttrice per il Passo dello Spugnolo, si sviluppa su due livelli: quello più elevato reca evidenti tracce di cumuli di rovine, invase dalla vegetazione, forse resti di edifici. Il fianco nord e nord-est conserva le citate tracce di muratura, taluna erratica ed altre in situ, realizzate con calce tenace e pietre spaccate; si notano anche alcune cavità artificiali, forse poi realizzate per lo stoccaggio di munizioni. Potrebbe essere logico ipotizzare in tale area la presenza di un edificio turriforme come alcuni abitanti del vicino abitato di Pozzolo continuano a ricordare: una torre minata e fatta saltare proprio dagli occupanti tedeschi. Il livello inferiore della sommità è segnato da numerose depressioni tra cui, quella posta sul ciglio tattico in direzione sud-ovest, conformata a ferro di cavallo: resti di postazioni e trincee per armi da fuoco dell’ultimo conflitto.

Non vi sono prove, nel silenzio della documentazione, che le strutture di Monte Macchione possano essere identificate, o possano collimare, con il “castrum de Monte Verde” che del resto appare citato nel 1384 tra alcuni beni che Galeotto Cardinale, Bartolomeo ed altri da Pietramala accomandano al Comune di Siena. Tuttavia l’ipotesi è interessante, probabile e merita approfondimenti. A ciò si aggiunga la notizia di un assalto, operato dagli uomini di Borgo San Sepolcro in danno della medesima fortificazione; la notizia, derivante dalla Cronaca di F. Bercordati, è riportata dal Sacchi : nel 1269 i “borghesi rovinata e presa la Pieve S. Stefano, terra nell’aretino insieme con il castello di Monte Verde ed altri castelli in detto contado ed il ponte che passa sopra il Tevere, vicino a detta Pieve”.
E’ possibile che un eventuale insediamento sul Monte Verde, di cui il Monte Macchione costituisce un promontorio di crinale a quota più bassa, si sia spostato, nel tempo, verso valle, a quota minore. E’ altresì possibile che la struttura di Monte Macchione fosse minimale, benchè fondamentale ganglio di sorveglianza, seppur non nominata nei documenti. Tuttavia l’ispezione della sommità del Monte Verde, non ha rinvenuto tracce evidenti di insediamento ma devono essere sottolineate, oltre alla posizione dominante ad ampio raggio sulla vallata tiberina, formazioni del terreno che connotano la sommità in senso nord / nord – ovest nonché la presenza di resti di trincee e postazioni relative all’ultimo conflitto mondiale.
Simone De Fraja