Tra San Patrignano e il Ranco

San Patrignano

San Patrignano, o San Paterniano, è una piccola e graziosa frazione del comune di Badia Tedalda.

Attualmente l’abitato, connotato da rustiche volumetrie, evidenzia una divisione tra l’abitato aperto e il modesto rilievo ad esso adiacente, noto come “Castellaccio“, ove anticamente era presente una chiesa all’interno della quale, fino agli anni sessanta del secolo scorso, era possibile vedere le tracce dell’affresco su cui era ritratto un Crocifisso con San Patrignano in ginocchio.

Nonostante il borghetto sia ancora vivo e integro a tutt’oggi non rimane traccia del castello e solo pochi resti ricordano la chiesa edificata sulle sue rovine. Il borghetto è assai grazioso e caratteristico. Sono ancora conservati due forni comuni per la panificazione (la cui utilizzazione era ripartita per casati), due fontanili comuni, tre aie per la trebbiatura, alcuni edifici con i tipici tetti a lastre di pietra e marsigliesi. Frequentato dai turisti anche grazie alla realizzazione dell’Agriturismo il Casalone, frutto dell’attento restauro conservativo del Castrum Sancti Paterniani.

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L’aggregato rurale di San Patrignano appare citato come Castrum per circa quarant’anni (1257, 1264, 1290, 1294) e compreso nelle sorti delle fortificazioni dell’Abbazia almeno sino al 1330. Nel 1299 viene indicato, tuttavia, con la forma Castellionem che probabilmente suggerisce l’idea di un aggregato meno difeso, o per abbandono o per smilitarizzazione; la Historia Abbatiae Thedaldi, riferibile al XVI secolo, annota “Castrum Sancti Paterniani, nunc est desolatum” e carte topografiche riferibili allo stesso periodo ne annotano, forse con mano successiva, lo stato di completa rovina: “San Paterniano destructo”. (Testo tratto da: Fortificazioni medioevali in Valmarecchia. Ricognizioni nel territorio di Badia Tedalda di Simone De Fraja, ed. Società Storica Aretina, 2013).

La sua posizione risulta strategica per il Castrum Abbatiae: Seppure posto a bassa quota, particolarmente vicino al fiume Marecchia, è comunque arroccato nel punto più elevato dell’insediamento. Questo garantiva il controllo visivo dei territori di Rofelle, Montebotolino e Fresciano. Era posta inoltre vicino allo strategico castello di Ranco, nonché l’antichissimo preesistente monastero di Tedaldo (attualmente “La Badia Vecchia”). Nel Cinquecento, dopo la cessazione del potere dei Montedoglio e la conseguente piena soggezione di Badia Tedalda e dei suoi castelli a Firenze, il Castrum Sancti Paterniani cadde in rovina per lungo tempo. San Patrignano non è elencato nel censimento del 1583 e in quelli che seguirono: la mancata citazione del castello è un chiaro indizio che fosse ormai annesso e considerato appartenente al popolo di Badia Tedalda.

 

Nel periodo estivo, quando a Badia Tedalda veniva svolta la festa del Palio dei Castelli della Badia Tedalda – durante la quale venivano ripercorse le origini risalenti al Medioevo di ogni castello appartenente all’Abbazia dei Tedaldi – di San Patrignano il testo che lo identificava, recitava così: “Carta mutila in principio ed in parte anche macchiata col carattere evanido contenente la vendita di un casamento e di altri beni, con apprezzamenti di terra a Mondatio, Acauapendente ed altri luoghi, nella corte di S. Paterniano, fatta da Matteo del fu Angelo Pomiglia da Badia Tedaldi, in nome di Dona, Cecca, e Vanne sue sorelle, a Guido Turello della badia predetta, per il prezzo di venti ducati di oro di giusto peso. Nella detta vendita sono comprese tutte le masserizie e le suppellettili esistenti nel palazzo posto al Ranco. Fatto nella corte del castello di Rovezzano, nella corte detta Tomba. Rogò Leonardo del fu Guido da Cesena.” (Tratto da: 1362 Ind. VII Archivio di Stato, Firenze).

Ranco

Ranco è il toponimo tipicamente germanico, di un piccolo borgo, oggi semi-abbandonato, costruito attorno all’antico castello dei Tarlati di Arezzo, ormai in rovina. Passò ai Della Faggiola ed in seguito all’Abbazia di Arduino del Presale. Passo obbligatorio fra Toscana, Marche e Romagna, anticamente vi passava l’Iter Arretium.

Nel XII secolo era un posto di controllo, anche sanitario. Nella viabilità di epoca granducale è attestato come Dogana. Fino agli anni ’70 Ranco ospitava annualmente, in occasione della festa di San Michele Arcangelo, un’antichissima e rinomata fiera del bestiame, a cui partecipavano le genti di Toscana, Marche e Romagna. La notizia più antica della fiera del Ranco risale al 1593: “Adì, 29 Settembre 1593, essendo stato condotto da Alessandro Venturini alla fiera del Ranco un paio di buoi”, Attualmente, per ragioni logistiche la fiera è stata trasferita in una località più agevole, a Ponte Presale(Sestino), trasformandosi in Mostra-Mercato Nazionale di esemplari selezionati di razza Chianina.

Il fiume Marecchia in questa luogo incontra il torrente Presale che scende dall’Alpe della Luna.

Tonino Guerra ha dedicato al Ranco un bellissimo poema dal titolo L’orto di Eliseo (L’ort ad Liseo) che è stato pubblicato in prima edizione nel 1989 alla Maggioli Editore e, nel 1991, a testimonianza del suo grande amore per questo luogo realizzava nella piccola chiesetta un’installazione suggellata da una targa (recentemente trafugata):

A questa chiesuola dove la domenica sentiva cadere le noci sui coppi, Eliseio veniva spesso a tenere compagnia alla moglie che pulia e metteva fiori finti nei barattoli sull’altare. Adesso che lui non c’è più restano per sempre nell’aria le parole che mi disse a proposito dell’esistenza di Dio: “Dire che c’è può essere una bugia, dire che non c’è può essere una bugia più grande”.

Foto di Lucrezia Serafini

Lucrezia  Serafini

Fonti bibliografiche: Pianeta Valmarecchia con sette itinerari di viaggio di Amedeo Montemaggi, edizioni“Il Ponte”; Valmarecchia dalla sorgente a Ponte Messa di Daniele Albini ed.Guaraldi ; Fortificazioni medioevali in Valmarecchia. Ricognizioni nel territorio di Badia Tedalda di Simone De Fraja, ed. Società Storica Aretina.

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