Ho deciso di scrivere queste poche righe dedicate a Badia Tedalda ed al suo territorio spinto da nostalgia e ricordi che mi hanno legato nel tempo a queste zone. Fin dall’età di 10 anni, avendo un appartamentino a Rimini, con i miei genitori ho percorso decine di volte la stupenda strada Arezzo-Rimini, con la corriera di linea della CAT e della Baschetti, attraversando il comune di Badia con i suoi suggestivi paesaggi che si aprono verso la Valtiberina e la Valmarecchia; la sosta obbligata a metà percorso era certamente Badia, dove il simpatico autista Dante ci lasciava una decina di minuti a smaltire le innumerevoli curve percorse dal bus, approfittando di due bar del paese a turno. Quando ho preso la patente e la macchina ho continuato a passare ritualmente da Viamaggio e Badia per godere dell’aria buona e dei panorami, nonostante la strada per Rimini sia piuttosto faticosa. Dopo un po’ di anni ho cominciato a sostare a Badia per una visita al museo locale dove ho fatto conoscenza e in seguito amicizia con Fulvio Piegai, appassionato cultore delle emergenze artistiche, storiche e naturali del paese. Io avevo la passione dei fossili e del medioevo e Fulvio mi indicò le poche zone dove potevo vedere qualcosa. Nel 2007 poi, su richiesta di Fulvio sono venuto tre giorni ospite in vacanza, durante i quali mi ha accompagnato a visitare i paesini più sperduti del comune e le loro opere d’arte Robbiane, ed abbiamo insieme gettato il seme di un progetto di studio sulle rovine delle strutture difensive medioevali del territorio badiale. Due anni dopo, io e il mio amico dott. Simone De Fraja, appassionato studioso di fortificazioni medioevali, abbiamo intrapreso tre campagne di ricerca e rilievo di tutto ciò che si poteva ancora rintracciare nel comune tedaldo sotto forma di rovine od edifici modificati nei secoli. Fummo ospitati ottimamente a dormire e mangiare in un agriturismo nel piccolo borgo di San Patrignano, a pochi minuti dal capoluogo. Furono giorni molto interessanti e piacevoli nei quali esplorammo tutti i luoghi più isolati del territorio, un tempo assai abitato ed incastellato ed ora in parte abbandonato (Cocchiola, Fresciano, Caprile, Pratieghi, Montefortino, Castellacciola, Montelabreve, Cicognaia, Montevecchio, Santa Sofia, Ranco, Montebotolino ecc.); mi ricordo ancora le serate dopo cena, distesi sulla stradina asfaltata di accesso a San Patrignano (macchine assai rare!) ad ammirare un cielo stellato che in città non ci potevamo neanche sognare. In seguito è stato pubblicato un libro su tale lavoro e la sua presentazione è stata un’altra occasione per venire a Badia a trovare Fulvio. Ho continuato poi ogni tanto a fare escursioni giornaliere con genitori o amici in queste contrade, ricordo ancora una salita verso l’Alpe della Luna con gli amici, ed un’altra sulla cima del poggio chiamato Monte Macchione dove trovai una postazione della linea gotica, prima che venisse creato il parco storico. Negli ultimi anni purtroppo, nonostante che spesso mi venga il desiderio di venire in questi luoghi antichi e rilassanti, mi devo accontentare della sosta “di rito” a Badia d’estate mentre vado al mare, per salutare l’amico Fulvio ed il nuovo Museo.

Francesco Pizzolato