Caro Presidente,
la tua organizzazione sta svolgendo da tempo un meritorio lavoro di promozione dell’immagine di Badia anche a fini di sviluppo del settore turistico. Vorrei proporti, in questo quadro, di inserire un altro argomento.
La storia del nostro comune è stata ampiamente ricostruita a partire dall’alto medioevo, con parecchi studi e pubblicazioni. Molto meno quella di epoca romana, che meriterebbe invece uno studio approfondito.
I punti più importanti sono l’insediamento romano di Rofelle e il passaggio della via Ariminensis (Via Maior) principale collegamento di Roma con l’alto Adriatico fin dai tempi della repubblica.
Riguardo a Rofelle, la prima cosa da approfondire sarebbe se l’insediamento romano sia stato edificato su uno etrusco preesistente. Lo stesso nome potrebbe derivare da Roselle, denominazione usata dagli Etruschi per altri siti.
I reperti trovati documentano che l’insediamento romano era di importanza considerevole e quindi meriterebbe una campagna di scavi più sistematica, dopo quella avviata, ma subito interrotta, negli anni 70 del secolo scorso. Anche prima erano stati trovati reperti romani di valore, alcuni purtroppo trafugati.
Il secondo argomento interessante sarebbe quello di identificare il percorso esatto, nella nostra zona, della via Ariminensis.
Oltre a quella più accreditata del passaggio per Badia, in passato sono state fatte altre ipotesi.
Una di queste, è che la via Ariminensis dopo il Ranco, in direzione Roma, costeggiasse la riva sinistra della Marecchia sotto Campo del Fiore, il Barucco, salisse fin sotto la ripa di Fresciano e in quel punto attraversasse il fiume, per proseguire nel Fondaccio verso Viamaggio. Non a caso il ponte di Fresciano (sciaguratamente lasciato cadere per incuria) era detto “romano” dalla gente del posto, anche se in effetti quello arrivato ai giorni nostri sappiamo che era medioevale.
A sostegno di questa ipotesi, da dilettante di storia romana, vorrei fare alcune considerazioni, senza pretese di validità scientifica, lasciando agli storici l’analisi oggettiva.
Dato per scontato che la via attraversasse il passo di Viamaggio (nome derivato da via Maior), l’orografia della zona indica che il percorso sulla riva sinistra della Marecchia è più agile.
E’ difficile pensare che una strada romana di quella importanza prevedesse, un’attraversamento del fiume dove il letto è largo, come nella zona del Ranco, mentre era usuale per i romani costruire i ponti nelle strettoie rocciose dei fiumi, come lo era il ponte di Fresciano. Inoltre le strade romane passavano nei pressi dei loro insediamenti, nel caso specifico Rofelle, o comunque non li evitavano come risulterebbe se il percorso fosse stato per Badia.
Altro elemento rilevante è che le costruzioni medioevali venivano di preferenza fatte sopra quelle romane, strade comprese. E sulla riva sinistra della Marecchia ce ne sono diverse. Oltre all’insediamento di Rofelle sulla collina, abbiamo l’ospedale nei pressi del Barucco, la chiesa di S.Giovanni in Farfaneto, il castello di Fresciano-la “torre”- a picco sul ponte. Se la torre era un punto di controllo sulla strada, questa doveva essere anche nell’alto medio evo di importanza rilevante.
Qualcuno in passato ha avanzato una terza ipotesi cioè che la via provenisse dalla zona di Piancastlano, attraversasse Rofelle e poi proseguisse sul percorso sopra descritto.
A favore di questa ipotesi c’è il passaggio per l’ insediamento di Rofelle e alcune tracce romane trovate ai Pierozzi, a sfavore il percorso meno agevole attraverso i poggi.
La mia proposta per la Proloco è di attivare una discussione fra storici del periodo romano e di fare pressione, insieme all’amministrazione comunale, sulle istituzioni competenti per attivare una campagna di scavi sistematica sul sito di Rofelle. Lo scopo sarebbe di allestire un piccolo museo romano, cercando anche di recuperare i reperti trafugati.
Credo che quanto sopra oltre all’interesse culturale, sarebbe un importante elemento di promozione turistica per Badia.
Pietro Maccari