L’oscura storia di Palazzo dei Monaci

(Articolo tratto dalla rivista Ariminum, anno XXVII, n.5, Settembre/Ottobre 2020)
Strada granducale rinvenuta a Cocchiola nel luglio 2020

Il ritrovamento, nel luglio 2020, di un tratto di strada lastricata poco sopra Badia Tedalda, in località Cocchiola, in fase di studio ma di certo coincidente con il percorso della granducale Strada Regia di Viamaggio, rinnova l’interesse per un’area utilizzata fin dall’antichità quale luogo di passaggio tra il versante tirrenico e quello adriatico della penisola. Se fin dall’epoca romana la Valmarecchia fu percorsa dalla Via Ariminensis, strada di collegamento tra Arezzo e Rimini, successivamente, cambiando i contesti storici e talvolta la praticabilità dei versanti, a essere utilizzate furono anche altre vie, cosiddette minori, come quella del Passo dello Spugnolo poco a sud di Viamaggio. Su quest’ultimo percorso, di cui rimangono tracce risalendo la valle del Presale da Badia Tedalda, si trovano, non a caso, i ruderi del Palazzo dei Monaci, luogo ricco di leggende, ma la cui evoluzione storica, in mancanza di studi specifici, ci appare quasi del tutto oscura. Le poche informazioni disponibili si basano su documenti rinvenuti incidentalmente da Amedeo Potito nel secolo scorso e più recentemente da Andrea Czortek. Secondo il primo, l’origine sarebbe da ricercarsi in un eremitaggio medievale detto “Cella del Moscheto”. Sorge però un primo dubbio: “Moscheto” è un toponimo utilizzato anche nella confinante val Tiberina, ragion per cui allo stato attuale delle ricerche non vi è certezza che la “Cella del Moscheto” citata una prima volta nel 1269 sia effettivamente la nostra.

Palazzo dei Monaci: facciata prima dei crolli del 2019

Inoltre, quale funzione avrebbe avuto la struttura e perché sarebbe sorta in un ambiente che appare oggi impervio, ostile e difficile da raggiungere? Ancora una volta il nome non aiuta a chiarire i dubbi: “Cella”, in epoca medievale, indicava sia una cella monastica, eremitica, oppure una piccola chiesa, nel qual caso avremmo una funzione prettamente religiosa, sia una modesta azienda agricola dipendente da un’abbazia, in questa ipotesi quella benedettina dei Tedaldi. Appare invece certa la presenza, in una mappa Cinquecentesca, della chiesa di Santa Croce, indicata come «chiesa tra calla», particolare quest’ultimo di non secondaria importanza: la «calla» era il luogo dove avveniva la conta del bestiame per il pagamento della relativa tassa. Se ne desume quindi come, già all’epoca, la via fosse utilizzata per la transumanza diretta verso le Maremme e per i commerci. Un luogo quindi niente affatto isolato, forse di ricovero, forse di sosta. Ecco perchè la presenza di una struttura religiosa sulla strada per il Passo dello Spugnolo, utilizzata anche come via romea dai pellegrini, assumerebbe un significato ben preciso, tanto più che un documento del 1547 cita come appartenente ai monaci lo Spedale di Santa Croce: notoriamente tali strutture fungevano da ricovero per bisognosi e viandanti, in genere annesse a complessi religiosi situati in luoghi di passaggio. Al 1540 risalirebbe la nascita dell’attuale Palazzo in sostituzione della precedente cella: in seguito ad una vertenza, che costrinse i conti di Montedoglio, già in precedenza signori di Badia Tedalda, a restituire ai monaci dieci poderi, l’abate fece costruire, in uno di questi, l’imponente Palazzo dei Monaci, costituito nel 1562 da camere, chiesa, sacrestia, ospedale, foresteria, refettorio, cucine, dispense, caciaia, stalla, cantine e chiostro. Che fosse quindi un vero e proprio monastero benedettino? O non piuttosto, vista la vicinanza, una sorta di struttura dipendente da quello di Badia Tedalda? O ancora che fosse parte di un podere agricolo e, pur essendo di proprietà dei monaci, utilizzato unicamente a tale scopo, sebbene la presenza del chiostro, della chiesa e dell’ospedale lascino supporre, almeno inizialmente, un uso diverso?

Palazzo dei Monaci: interni prima dei crolli del 2019

Nel 1784 i benedettini abbandonarono Badia e di conseguenza anche il Palazzo che nel 1820 fu acquistato dalla possidente famiglia dei Biozzi appena trasferitasi da Bagno di Romagna a Viamaggio. L’edificio, la cui chiesa nel 1858 era detta Santa Maria in Moscheto nell’Alpi, divenne casa colonica per le famiglie contadine dei Biozzi subendo profonde modifiche, la più importante delle quali fu la demolizione del chiostro. Abbandonata negli anni Settanta del Novecento divenne presto un rudere fino al definitivo collasso, nel 2019, della facciata e di alcuni ambienti con elementi architettonici dei secoli scorsi. A scomparire non è stato solamente un atipico edificio appenninico, ma anche, se future ricerche lo confermeranno, un luogo di riferimento sia per le comunità locali, sia per i viandanti che qui trovavano ricovero durante la difficile traversata appenninica. Non tutto è però perduto: al Museo Civico di Sansepolcro è custodito l’antico affresco della Madonna in trono tra due Santi, già nella chiesa del Palazzo, per il quale la comunità di Badia Tedalda ha recentemente espresso la volontà di riportarlo nella sua terra d’origine, non più in balia delle intemperie come lo si era ritrovato tra i ruderi, ma esposto nel locale Museo Comunale dell’Alta Valmarecchia Toscana.

Massimo Gugnoni

Tracce dell’antica strada del Passo dello Spugnolo
Mappa Palazzo dei Monaci

Riferimenti bibliografici: Vie di pellegrinaggio medievale attraverso l’Alta Valle del Tevere: atti del Convegno: Sansepolcro, 27-28 settembre 1996, a cura di E. Mattesini, Petruzzi editore, 1998; A. Czortek, Aspetti di vita eremitica in Alta Valle del Tevere nei secoli XIII-XIV in “Pagine Altotiberine 20”, Anno VII, 2003, Associazione Storica dell’Alta Valle del Tevere; M. Gugnoni, Alta val Marecchia, storia, arte, ambiente, cultura. Volume Primo: Viamaggio– La Spinella– Cerbaiolo–Cocchiola, Youcanprint, 2020. A. Potito, Badia Tedalda e i suoi castelli nei secoli, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1985; C.Vivoli, Il disegno della Valtiberina, Bruno Ghigi Editore, Rimini 1992.

Notizie utili:

 Per raggiungere il Palazzo dei Monaci: strada regionale Marecchiese da Rimini alla località Viamaggio da cui parte il sentiero BT3 per il Palazzo dei Monaci (50 min. circa di cammino).

Documentazione fotografica consultabile sul sito: https://valledelmarecchia.altervista.org/

Museo Comunale dell’Alta Valmarecchia Toscana: Via Alpe della Luna 4, Badia Tedalda (AR) – 0575-714014  (https://www.prolocobadiatedalda.it)

2 pensieri su “L’oscura storia di Palazzo dei Monaci

  1. Luogo particolarmente caro ai miei ricordi per aver trascorso in quel luogo le mie vacanze estive agli inizi degli anni ’40.

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